Il ruolo delle donne nelle due guerre mondiali è ben noto e apprezzato . Mentre gli uomini andavano a combattere la guerra in prima linea, le attività precedentemente da loro svolte nelle fabbriche e in altri servizi venivano rapidamente occupate dalle donne.
Le donne lavoravano alle catene di montaggio, guidavano camion, assistevano come infermiere i feriti dopo i raid aerei, lavoravano nelle comunicazioni, nell’intelligence e eseguivano centinaia di altri compiti fondamentali per sostenere lo sforzo bellico. Un ruolo vitale che le donne hanno svolto è stato garantire ai soldati in prima linea l’approvvigionamento di munizioni adeguate.
Fin dall’inizio della prima guerra mondiale, gli inglesi ebbero problemi per la insufficiente produzione di armi per le forze armate del paese. Dopo numerosi attacchi feroci da parte dell’opposizione e dei media con la conseguente crisi denominata “shell crises del 1915”, il governo britannico approvò il “Munitions of War Act del 1915” che consentì la supervisione e la regolamentazione dell’industria da parte del governo stesso. Per massimizzare la produzione di munizioni, le compagnie private che rifornivano le forze armate, furono sottoposte allo stretto controllo del “Ministero delle munizioni” appena creato. I salari, le ore e le condizioni di lavoro erano regolamentati, gli scioperi proibiti e ai lavoratori non era consentito lasciare il lavoro senza il consenso del datore di lavoro. La legge costrinse l’assunzione in fabbrica delle donne a causa della carenza di uomini, la maggior parte dei quali impegnati a combattere.

Alle donne che lavoravano alle catene di montaggio furono risparmiate dagli orrori delle trincee. Tuttavia, il loro lavoro non era meno pericoloso. Le fabbriche di munizioni erano spesso il bersaglio principale del nemico e le fabbriche furono regolarmente oggetto di bombardamenti. Lavorare in queste fabbriche era comunque pericoloso a causa del materiale trattato e il rischio frequente di esplosioni.

Il lavoro principale consisteva nel riempire gli involucri delle bombe con polvere da sparo. Nelle bombe veniva quindi inserito il detonatore e richiuse. La parte dell’inserimento del detonatore era il momento più critico. Se non inserito con l’adeguata cautela si rischiava di far esplodere l’ordigno. Gli incidenti furono numerosi.

Alle donne era proibito indossare indumenti di nylon e seta poichè questi materiali, accumulando elettricità statica, possono generare scintille e quindi procurare esplosioni. Ogni giorno, prima di entrare in fabbrica, venivano controllate. Dovevano rimuovere tutti gli oggetti contenenti metalli compresi i reggiseni che contengono fermagli metallici e forcine.

Nonostante le precauzioni adottate, gli incidenti furono numerosi e molte lavoratrici persero la vita o restarono gravemente ferite. Almeno tre grandi esplosioni si sono verificate durante questo periodo uccidendo più di trecento lavoratori e ferendone altre centinaia.

Un altro rischio che comportava il lavoro nelle fabbriche di esplosivi, era la costante esposizione a sostanze chimiche tossiche. Molte donne erano a contatto con il trinitrotoluene (TNT molto tossico per il fegato) e la cordite. La produzione sia di TNT che di cordite prevedeva l’uso di altre sostanze corrosive come l’acido solforico e l’acido nitrico. I vapori di questi acidi tingevano la pelle e i capelli di molte donne di colore giallo. A causa di tale fenomeno le donne venivano soprannominate “ragazze canarine”.









